Nasce l’Istituto dei laici italiani a Reggio nell’Emilia

Lo scorso 19 aprile, in occasione delle ormai tradizionali Giornate della Laicità ormai giunte al sesto anno di vita, è stato presentato, alla stampa e ai partecipanti, l’Istituto dei laici italiani. Ne hanno parlato alcuni promotori dell’iniziativa: Emilio D’Orazio, Enzo Marzo, Maurizio Mori, Carlo Flamigni ed Eugenio Lecaldano. Gli onori di casa sono stati fatti da un altro promotore, Giorgio Salsi, fondatore delle Giornate della Laicità di Reggio Emilia. Ancora la fase costituente dell’ILI non si è conclusa, ma già molti autorevoli esponenti della cultura laica hanno aderito, tra cui il regista Bellocchio e lo scrittore Rea, gli psicoanalisti Argentieri e Lingiardi, la politologa Urbinati, lo storico Prosperi, i filosofi Sasso, Pievani, Donatelli e Neri, i giuristi Rescigno, Pocar, Barberis, Borsellino, il fisico Dolcini. Hanno dato la loro adesione anche Franzoni, Garrone e Levi della Torre. Alla presentazione ha partecipato Beppino Englaro, che nell’ILI sarà il testimonial di quanti nella società civile si battono a favore della laicità e dei diritti civili.

Rispondendo alle domande del pubblico i promotori dell’ILI hanno chiarito che «l’Istituto vuole essere un soggetto di riflessione e di proposta generale che intende farsi testimone e portavoce dei valori e del metodo della laicità. Non ponendosi per Statuto l’obiettivo di svolgere opera di militanza politica laica, non si pone come concorrenziale alle organizzazioni esistenti».

Quali sono i suoi obiettivi?

«L’Istituto, con l’autorevolezza dei suoi membri nazionali e internazionali e con la serietà del suo metodo laico, intende confrontarsi  e opporsi a ogni pensiero dogmatico, clericale o superstizioso. Soprattutto se questo intende imporsi non con le argomentazioni bensì con provvedimenti costrittivi, sia con la legislazione sia col conformismo della disinformazione di massa».

Ma in pratica come intende realizzare i suoi scopi?

«L’Istituto si esprimerà con alcune prese di posizione comuni su questioni di metodo e su questioni che intervengono nella agenda culturale e politica. L’Istituto intende promuovere l’attività della libera ricerca, anche la più anticonformista, in tutti i campi, commissionare studi, produrre documentazione e analisi per offrire a tutti, soprattutto ai più giovani, la possibilità di raggiungere giudizi più meditati e più ragionati. Arrivando anche a fornire su alcuni temi soluzioni e riflessioni contrapposte. Quindi garantisce l’assoluta libertà di pensiero e di espressione di ogni socio, dichiarando che ogni singola tesi non è rappresentativa dell’intero organismo. Insomma, intende rivendicare  e dare concreta testimonianza della fondamentale qualità del laicismo: il riconoscimento del valore della pluralità delle idee.»

Di seguito il preambolo allo statuto del nuovo istituto, che in breve riassume le finalita’ e gli obiettivi

PREAMBOLO

L’Istituto dei Laici Italiani  si fonda su questi principi e e si propone queste finalità:

1. Libertà di scienza e di coscienza.

2. Pieno riconoscimento del pluralismo culturale, religioso e di costumi, come fondamento della convivenza civile e della Stato di diritto.

3. Affermazione della validità del  metodo della ricerca scientifica fondato sulla sperimentazione e sulla consapevolezza del suo carattere congetturale e fallibile, e quindi rifiuto di ogni verità più o meno rivelata e di ogni autorità dogmatica. Tenendo presente che «cultura laica significa non chiusura in un sistema di idee e di principi definiti una volta per sempre».

4. Assoluta libertà di parola, quindi libertà di discutere e criticare qualunque costume, e idea politica, morale, religiosa e filosofica, senza che persistano o si ripropongano aree protette di privilegio identitario e comunitario; sostanza di questa libertà di parola è anche il rifiuto di ogni sanzione penale per il diritto di critica, definito “vilipendio”.

5. Rifiuto di ogni fondamentalismo, di ogni settarismo, di ogni residuo superstizioso, di ogni concezione di Stato etico e “paterno”, in qualunque forma si presentino.

6. Lo Stato neutrale non è “indifferente”, al contrario ha il gravoso compito, da una parte, di essere l’espressione dell’assenza di monopolistiche imposizioni ideologiche o confessionali; dall’altra, di garantire uguali diritti e parità di condizioni  per tutti i cittadini e per tutte le loro convinzioni. Si tenga a mente che sono stati i laici a pretendere e conquistare la libertà religiosa per tutti e non certo le Chiese, soprattutto la Chiesa cattolica, fermamente contraria per secoli all’altrui libertà di culto.

7. Primario dovere di uno Stato democratico è di  proteggere e assicurare a tutti il “diritto civile” di poter decidere in assoluta libertà su di sé, sulla propria vita e sulla propria morte, sulla propria salute, sulla propria condotta morale, sui propri gusti sessuali. Con l’unico limite insormontabile di non ledere l’uguale libertà altrui.

8. In positivo, lo Stato neutrale deve promuovere un continuo e progressivo superamento di tutti le condizioni (ignoranza, propaganda, condizioni sociali) che ostacolano un’autonoma formazione delle opinioni e delle personalità individuali.

9. In positivo, lo Stato neutrale deve assicurare a tutti, soprattutto ai minori e agli indifesi, il diritto di non subire opinioni e identità precostituite o imposte da poteri esterni, dalla famiglia, dalle chiese, dalle forze politiche, dallo stato.

10. La fuoriuscita da una concezione di stato etico pre-moderno significa condanna della pretesa dei vari clericalismi di violare la vita privata dei cittadini imponendo per legge a tutti, sia a coloro che aderiscono a quelle confessioni sia addirittura a chi non ci si riconosce o non li riconosce come fonte normativa, certi comportamenti piuttosto che altri.

11. Rivendicazione della separazione tra stato e chiesa, e difesa contro ogni ingerenza che viola la libertà dei cittadini e l’uguaglianza tra le varie credenze religiose, e tra confessioni religiose e organizzazioni non confessionali e filosofiche. Ugualmente va rifiutata ogni pretesa di ingerenza pubblica nelle organizzazioni ecclesiastiche.

12. Necessità dell’introduzione in Costituzione della neutralità dello Stato nei confronti delle scelte religiose dei suoi cittadini e del principio della parità e della libertà di tutti i culti. Da qui discende l’abrogazione del concordato e di tutta  la disciplina giuridica riguardante i culti diversi dal cattolico che prevede per le minoranze religiose norme ancora derivanti dal ventennio fascista, annullamento di tutta la legislazione che accorda direttamente e indirettamente alla confessione cattolica privilegi formali e sostanziali, finanziamenti incostituzionali , favori fiscali e disparità di condizioni rispetto alle altre confessioni. Tutto questo in violazione del principio dell’uguaglianza di trattamento. È stata cancellata la formula “Chiesa cattolica come religione di Stato”, ma sostanzialmente sono rimasti intatti tutti gli antichi privilegi.

13. Rivendicazione del valore centrale, in una società democratica, della scuola “pubblica”, come unica garanzia del pluralismo delle idee. La scuola pubblica, con la sua struttura pluralistica, ha il compito di  tutelare il minore da ogni indirizzo unilaterale, da qualsiasi forma di proselitismo e da ogni pressione passibile di pregiudicare le sue libere scelte future. Occorre restaurare la distinzione tra la scuola privata con finalità di lucro, e quindi anch’essa garantista del pluralismo, e la scuola privata confessionale (ora solo cattolica, domani anche islamica) che ha istituzionalmente come scopo primario l’indottrinamento, che è la negazione del pluralismo culturale.

14. Superamento del modello unico di famiglia e riconoscimento pubblico, anche normativo, di forme di convivenza variamente denominate che stabiliscano differenti livelli di legame e di diritti-doveri e tra i contraenti.