Oggi 25 aprile 2017, i mazziniani italiani ribadiscono che la Costituzione repubblicana, che ha consentito al popolo italiano di sperimentare per la prima volta nella sua storia la democrazia e di ritrovare nel Parlamento il presidio dell’esercizio delle libertà e dei diritti fondamentali, è figlia della Resistenza antifascista.
Una Resistenza che non è nata per incanto l’8 settembre 1943, ma che affonda le sue radici nella ferma opposizione che il fascismo ricevette sin dalle sue origini non solo da una consistente parte degli intellettuali, che poi si sarebbero radunati nella sottoscrizione del Manifesto redatto da Benedetto Croce, ma anche delle classi popolari, come dimostrano alcuni esempi coraggiosi di resistenza ad oltranza, sin dai primi anni venti. Questa storia proseguì durante il ventennio, nella clandestinità , nell’esilio politico, nell’indomita sfida dei tanti italiani di ogni ceto sociale condannati al confino, ed in particolare nella partecipazione alla difesa della repubblica spagnola.
Il nostro pensiero va pertanto, a titolo esemplare, al martirio dei fratelli Rosselli, di cui ricorre quest’anno l’ottantesimo anniversario, una fulgida testimonianza di attaccamento ai valori mazziniani della Patria e dell’Umanità .
Oggi può non essere facile, proprio grazie al clima di libertà in cui viviamo ormai da settant’anni, non solo ricordare coloro i quali ce lo hanno consentito con il sacrificio della loro vita oppure dei loro anni migliori, ma soprattutto comprendere la drammaticità della loro scelta. Per gli italiani, la lotta al nazifascismo ha rappresentato una delle rare occasioni in cui le scelte di vita individuali si siano veramente identificate con il destino collettivo della nazione nel profondo delle coscienze.
Se lo ricordassimo e lo comprendessimo, potremmo forse trarne una lezione fruttuosa anche per affrontare la crisi che oggi subiamo prima ancora di viverla, perché non soltanto economica, ma anche politica e morale.
Il patrimonio morale della Resistenza si proietta, dunque, fino alla nostra contemporaneità , ci stringe ai morti ed ai sopravvissuti di quell’epopea che diventano carne e sangue di noi stessi, perché ci ricordano che la parte più nobile e degna della vita è quella spesa per gli altri, per il bene di quelli che verranno.
Genova,25 aprile 2017