I mazziniani italiani plaudono all’odierna riunione dei Ministri degli Esteri dei Sei Stati fondatori dell’Unione europea che, a quasi sessant’anni dai Trattati di Roma, assumono un’iniziativa finalmente incisiva per delineare la prospettiva dell’integrazione politica. Sono anche da considerarsi come segnali positivi le proposte di elezione diretta del Presidente della Commissione europea e di nomina di un Ministro europeo dell’economia e delle finanze. Qualcosa comincia, dunque, a muoversi. I governi nazionali si rendono conto di avere le armi spuntate a fronte delle sfide globali a cui l’Europa potrebbe reagire con ben altri risultati se maggiormente integrata politicamente. Le “due velocità” non possono più essere uno spauracchio: i Paesi disponibili a federarsi non possono aspettare ancora. Ma il percorso dell’Unione politica passa attraverso una dimensione federale che sappia dare voce ai popoli europei, ai partiti europei, insomma alla democrazia europea. In caso contrario, non si farebbe che ampliare ulteriormente il deficit di legittimazione democratica di cui già soffre l’UE. Ecco perché i mazziniani chiedono un referendum costituente europeo perché il nuovo trattato sia quella Costituzione europea che la miopia delle classi politiche ha bloccato dieci anni fa facendo riversare sull’Europa il malcontento delle opinioni pubbliche nazionali.
Genova, IX febbraio 2016