LA ROMANA REPUBBLICA. Quanno er popolo diventò sovrano

COMUNICATO STAMPA

“LA ROMANA REPUBBLICA. Quanno er popolo diventò sovrano”

Spettacolo teatrale in occasione del XXVIII Congresso Nazionale A.M.I., nell’ambito delle celebrazioni per il 170° anniversario della Repubblica Romana (1849-2019).

Palazzo Santa Chiara

Piazza di Santa Chiara 14,  Roma

Sabato 2 marzo ore 21.00  – ingresso riservato ai congressisti

Domenica 3 marzo ore 16.30 – ingresso gratuito – previo accredito

Roma, 22 febbraio 2019 – In occasione del XXVIII Congresso Nazionale Associazione Mazziniana Italiana, nell’ambito delle celebrazioni per il 170° anniversario della Repubblica Romana (1849-2019) a palazzo Santa Chiara sarà rappresentato “La Romana Repubblica. Quanno er popolo diventò sovrano”, spettacolo teatrale in musica dell’Associazione Culturale Controchiave.

La rappresentazione – nata dalla penna di Claudio Romanelli e Guido Rossi su un’idea di Roberto Leone, e che si avvale di un ampio cast composto da con Maurizio Calvano, Andrea Bertagnoli, Sara Reale, Paola Caldarola, Paola Barite, Francesca Mariani e Guido Rossi – narra di una città, Roma, che per un attimo ha vissuto l’utopia di scrivere un’altra storia d’Italia, ​una ​storia che anticipava di cent’anni la nascita di un paese democratico, laico, basato sulla sovranità popolare. È la Repubblica Romana. Vissuta e difesa per soli ​cinque mesi, dal febbraio al luglio 1849

Lo spettacolo ci porta alla sera del 2 luglio di quell’anno. Mentre i francesi entrano da Porta del Popolo, al Campidoglio si vota la costituzione della Repubblica Romana. Siamo in un’osteria, rifugio di popolani, combattenti, rappresentanti di quella élite che sta elaborando la costituzione negli ultimi momenti di vita della Repubblica.

Nelle osterie romane è uso il “duello di parola”. Lo scontro è tra chi rapisce meglio l’uditorio con il racconto, che spesso prende la forma della Storia. Una Storia che in questa occasione si svolge qui ed ora, tra un destino di sconfitta e l’orgoglio di aver fatto qualcosa di importante, unico, inaspettato.

Un tempo sufficiente per far concentrare a Roma e su Roma tutte le speranze di riscatto nazionale, deluse dagli esiti dei moti dell’anno precedente. Quell’esperimento repubblicano, che rese concreto il concetto di “nazione del popolo” teorizzato da  Mazzini,  fu stroncato dall’esercito francese accorso, insieme agli eserciti austriaco, spagnolo, napoletano, al richiamo ​del Papa Pio IX, fuggito a Gaeta dopo l’assassinio del suo primo ministro Pellegrino Rossi. ​Mentre le truppe francesi entrano in città, l’assemblea romana discute e vota la Costituzione, articolo per articolo, con un rigore che nel racconto assume un sapore di esasperato eroismo democratico, ma che di fatto testimonia il rigoroso concetto di democrazia espresso dalle tesi mazziniane.

Quel testo, un secolo dopo, sarà la base per l’elaborazione della Costituzione italiana.

In quel periodo gli eventi, le storie, i personaggi, i sentimenti, trovavano nella musica e nelle canzoni il veicolo principale per comunicare (e per tramandare) quel che stava accadendo. Non fu a caso che l’inno degli italiani, e chi ne scrisse le parole, Goffredo Mameli, nei mesi della Repubblica Romana furono consacrati alla Storia. Per questo in tale narrazione non poteva mancare l’elemento “musicale” che, come nel melodramma, accompagna, sottolinea, interpreta gli eventi, mantenendo e reinventando i colori e i suoni di quella Roma grazie alle musiche composte ed eseguite dal vivo da Paolo Bevilacqua, Luciano Bevilacqua, Marco De Persio, Gianni Pieri e Massimo Frasca.

Lo spettacolo è figlio di un intenso lavoro di ricerca storica, costantemente giocato sull’equilibrio tra la narrazione e la drammatizzazione degli eventi. L’intervento dei narratori, che non sono esterni ma profondamente coinvolti nelle storie raccontate, e portatori di visioni anche tra loro dissonanti o addirittura conflittuali, consente di lavorare contemporaneamente sul registro epico e su quello drammatico. È un lavoro collettivo all’interno del quale ognuno dei partecipanti contribuisce non solo alla sua realizzazione ma anche al senso stesso dell’opera.

Palazzo Santa Chiara

Piazza di Santa Chiara 14 Roma

Per ricevere l’accredito per assistere allo spettacolo del 3 marzo scrivere a roma.mazziniana@gmail.com

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