Anticipiamo l’editoriale del Presidente Nazionale che sarà pubblicato sul Pm 2/2021

Appunti per la ripartenza

 

Nell’ottobre del 2020, col vaccino ancora lontano, l’orizzonte era cupo. Oggi, nonostante le difficoltà non siano finite, la vita dell’Associazione Mazziniana si sta riavviando gradualmente alla normalità, grazie alla ripresa di numerose iniziative in presenza. Se l’AMI ha retto l’urto della pandemia non è stato solo per l’impegno quotidiano degli organismi nazionali e periferici, ma perché ha costruito un percorso di analisi coerente sul rapporto tra mazzinianesimo e sfide del XXI secolo, avviato il 15 aprile del 2020 con una riflessione critica sul futuro dell’Unione Europea, minacciata dalla chiusura dei paesi “frugali” e di Angela Merkel a qualsiasi ipotesi di Recovery Plan. La Giornata Internazionale de I Doveri dell’Uomo, svoltasi il 2 maggio del 2020, ha valorizzato l’attualità dell’opera principale di Mazzini, riscoperto nei mesi del primo lockdown come riferimento per il paese grazie alla solidarietà e al senso del dovere mostrati dalla maggioranza degli italiani. A partire dallo scorso autunno, invece, grazie ai Colloqui de Il Pensiero Mazziniano, sono stati approfonditi temi quali le riforme istituzionali, l’Europa, la questione di genere (in Italia da inizio anno a settembre si sono contati 86 femminicidi), la cittadinanza digitale, e, in collaborazione con l’Associazione “Luca Coscioni”, il “fine vita”. A questo proposito l’AMI, in linea con le battaglie del passato, ha sostenuto con orgoglio il referendum sull’eutanasia legale. Grazie al prezioso contributo portato dalla Sezioni, non sono mancati gli approfondimenti storici, sempre mirati alla valorizzazione dell’attualità di Mazzini.  

Purtroppo l’agognata fase della ripartenza si presenta come la più delicata per il brutto clima che si respira nel paese. Esiste una questione sociale, aggravata dalla pandemia, che meriterebbe ben altra risposta di quella espressa dal movimento No green pass, specialmente quando da noi la situazione epidemica è nettamente migliore rispetto a quella di altri paesi, Gran Bretagna in primis. L’assalto dello scorso 9 ottobre alla sede della CGIL, guidato da elementi neofascisti, e quello al onto Soccorso del Policlinico Umberto I, dimostrano quanto la Costituzione sia spesso mistificata: la libertà di manifestare non può essere scambiata per esercizio di violenza verbale e fisica nei confronti di istituzioni, movimenti democratici e lavoratori.

Nel frattempo il mondo corre. Uno studio sulle materie prime di Banca Intesa prevede che le quotazioni di caffè si manterranno elevate almeno per il resto del 2021, a causa di “avverse condizioni meteorologiche in varie regioni produttrici” e per le oscillazioni del prezzo del petrolio. L’aumento del prezzo dell’oro nero è legato senza dubbio alla ripresa industriale, ma anche alla speculazione sui permessi di emissione di anidride carbonica, trasformati in pacchetti finanziari su cui gli investitori giocano al rialzo. In queste poche righe sono sintetizzate le grandi emergenze globali, acuite dalla pandemia, da affrontare a livello europeo: rafforzamento dell’Unione contro la finanziarizzazione dei processi economici e la dipendenza energetica da paesi terzi; questione ambientale e crescita delle diseguaglianze. L’Africa, come ha ricordato il Presidente Mattarella, ha ricevuto solo il 2% dei vaccini: “nessuno ne sarà fuori se non ne saremo tutti fuori”. 

Eppure, in un mondo dominato dalla complessità e dalla rapidissima trasformazione dei processi produttivi, dodici paesi europei hanno chiesto la costruzione di un muro fisico per bloccare i migranti, come se fosse questa la misura adatta a governare la globalizzazione. La UE sembra fare un passo avanti e due indietro. Lo scontro con la Polonia sulla primazia della legge nazionale su quella comunitaria, innescato dalla Corte Costituzionale di Varsavia, rappresenta una minaccia ai valori europei, volendo mettere in discussione i Trattati e lo stato di diritto; non è casuale che il premier polacco Morawiecki abbia incassato immediatamente la solidarietà di Orban e di Marine Le Pen.

Ad agosto era stata la tragica vicenda afghana a mettere a nudo, oltre alla debolezza di tutta la comunità internazionale, l’incapacità dell’Unione Europea di esprimere una posizione comune rispetto all’alleato americano; anche le differenze di vedute emerse all’interno della Nato non hanno portato ad uno smarcamento netto di Gran Bretagna, Francia e Italia dagli Stati Uniti. Nel nostro paese, come accade sovente, il dibattito non è stato all’altezza, essendosi focalizzato sullo scontro fra Trumpiani e Bideniani, piuttosto che sulla drammaticità del momento. Non era comunque necessario arrivassero i Talebani a ricordarci  la condizione cui le donne sono sottoposte ogni giorno in Arabia Saudita o in Turchia, dove Erdogan ha messo sotto attacco la comunità LGBTQ e ha minacciato di cacciare dieci ambasciatori occidentali per la loro difesa di Osman Kavala. Il popolo curdo sta vivendo un dramma simile al popolo afghano, ma in pochi si sono strappati le vesti quando gli Stati Uniti lo hanno abbandonato al suo destino nell’ottobre del 2019. Ora che le drammatiche immagini provenienti da Kabul hanno abbandonato la quotidianità, il dibattito su una politica estera e di difesa comuni sembra già sacrificato sull’altare dello scontro con la Polonia.

  Finché l’Unione Europea non risponderà con risolutezza ai paesi di Visegrad e continuerà ad accettare un mondo multipolare, in cui la Cina (che ha peraltro cominciato a fare sfoggio della sua potenza militare) e la Russia hanno aperto al “nuovo” regime di Kabul, ricco di litio e rame oltre che di oppio, di Afghanistan ne vedremo ancora parecchi. Del resto, passato l’interesse dei media, chi si chiede più, ad esempio, cosa stia succedendo in Venezuela? Finché derubricheremo ideali e Umanità a inutili orpelli, quasi un ostacolo alla politica odierna, l’Europa e il mondo non faranno nessun passo in avanti. 

La prima sfida per i mazziniani è quella per un’Europa “a due velocità istituzionali”, in cui i paesi fondatori, e i loro cittadini, riprendano il progetto di Costituzione bruscamente interrotto nel 2005. Gli strumenti per agire dal basso ci sono. La  Conferenza sul futuro dell’Europa, avviata tra mille difficoltà il 9 maggio scorso, offre uno spazio di interazione tra le proposte di associazioni e cittadini e plenaria dell’Assemblea. Si tratta di una piattaforma in cui l’AMI ha inserito uno degli eventi dei laboratori sulla cittadinanza europea, #eutechlabs, dedicato all’Impegno Etico a favore dell’ambiente. Qualcuno dirà che si tratta di una goccia nel deserto, ma l’Associazione Mazziniana almeno ci prova. 

La seconda sfida è proprio quella ambientale. A questo riguardo consiglio di rileggere l’articolo di Fabio Caporali Per un’ecologia del creato. I Doveri dell’Uomo e la Laudato si’, pubblicato su Il Pensiero Mazziniano 2 del 2019. Nel 2021 in Italia, riporta un rapporto dell’ONU, si sono verificati 1400 eventi climatici estremi: un aumento del 65% rispetto all’anno precedente di grandinate, bombe d’acqua, bufere e tempeste di vento. Se continua così al Great Reset, espressione con cui la setta Qanon definisce sprezzantemente le politiche ambientali, ci penserà la natura, come hanno dimostrato le devastazioni estive in Germania o lo scioglimento del permafrost in Siberia, dove interi villaggi stanno sprofondando. Stigmatizzare i Fridays for Future serve a ben poco. Più utile tornare ad approfondire questi temi, senza dubbio complessi, anche in virtù dello svolgimento della Cop 26 a Glasgow il 1 e 2 novembre prossimi. 

Altro tema che concerne la tenuta della democrazia è quello della cittadinanza digitale, argomento trattato lo scorso maggio in uno dei Colloqui de il Pensiero Mazziniano. Non solo per la disparità di accesso al Web, sempre più discriminante come è stato dimostrato con la didattica a distanza, ma anche per la difficile governabilità delle criptovalute e dei social. Ne abbiamo avuto testimonianza lo scorso 4 ottobre, giornata in cui Frances Haugen ha rivelato come Facebook privilegi gli algoritmi che “fomentano l’odio rispetto alla sicurezza” e proprio le piattaforme di Zuckerberg hanno avuto un blackout di cinque ore. La tassa globale contro i colossi del Web rappresenta un primo, timido passo, in questa direzione, ma non basta. Servirebbero una Convenzione di Ginevra per Internet ed una massiccia opera educativa contro la disintermediazione, uno dei mali peggiori prodotti dai social e dalle modalità di dialogo che impongono. L’altra sfida è quella del lavoro. Nei primi otto mesi dell’anno, ma la statistica purtroppo subisce  aggiornamenti quotidiani, in Italia ci sono state 772 morti bianche. La ripresa economica non può essere inseguita a tutti i costi, penalizzando soprattutto le donne e i più giovani, con stipendi inadeguati e legati a forme di impiego precario. 

Ancora una volta, il clima di perenne campagna elettorale che si respira in Italia, non aiuta. Le forze politiche, piuttosto che imputare l’astensionismo ad una presunta dittatura, dovrebbero ragionare sulla necessità di una “rigenerazione etica e culturale” del paese. La stessa che il Presidente della Repubblica, più volte chiamato in causa sulla riforma della magistratura, ha indicato come elemento essenziale per la rinascita italiana, e senza la quale il PNRR ed ogni riforma saranno vani. Proprio Sergio Mattarella, intervenendo a Parma il 4 ottobre scorso in occasione della consegna della laurea Honoris Causa in Relazioni Internazionali, ha citato, e non è la prima volta, Giuseppe Mazzini, per il quale la “Patria era la casa dell’uomo e non dello schiavo”, ed osservando che “la nuova Patria sarà l’Europa”. Per un’Europa, più solidale e coesa, capace di rispondere alla complessità del presente, l’Associazione Mazziniana Italiana continuerà a battersi contro ogni tentazione di sovranismo e nazionalismo.