Pensiero Mazziniano 1/2021: Il Dovere della lotta alle disuguaglianze

Anticipiamo l’ editoriale del Presidente Nazionale che uscirà sul numero 1/2021 de Il Pensiero Mazziniano.


Il Dovere della lotta alle disuguaglianze

Una vignetta di Altan riassume alla perfezione il momento che sta attraversando l’Italia. Un uomo fugge gridando “ma dove stiamo andando?”, e il suo inseguitore gli risponde: “Io che ne so, sono un suo follower”. Siamo proprio uno strano paese. Fino a due settimane fa, quando la fugace stagione di gloria del MES era già ampiamente alle spalle, le priorità sembravano due: il “Next Generation Eu” e la campagna vaccinale, complementari alle riaperture già programmate per l’inizio di maggio ed al rilancio del paese. All’improvviso, complici il martellamento dei rotocalchi televisivi e due manifestazioni davanti a Montecitorio (infiltrate da elementi neofascisti), le riaperture sono diventate dirimenti.

Mario Draghi ha ragione quando registra la forte pressione da parte del paese “reale” – ignorata quando Luciana Lamorgese mesi fa denunciò il pericolo di ulteriori infiltrazioni mafiose nel già lacerato tessuto economico-produttivo italiano – ma è altrettanto chiaro che, con la campagna vaccinale in ritardo di un mese e l’assenza di un dibattito pubblico e diffuso (peraltro a lungo invocato) sul “Next Generation EU”, le riaperture abbiano catalizzato maggiori attenzioni, evidenziando i limiti di questo governo. Siamo passati dalla compagine ormai logorata e in affanno del Conte bis, ad un ministero che non si può certo definire di “unità nazionale” o dei “migliori”.

Ne è consapevole lo stesso Presidente del Consiglio, che ha dovuto aumentare le apparizioni pubbliche per difendere il ministro della Salute dagli attacchi provenienti dalla stessa maggioranza e che già a febbraio, nel chiedere la fiducia alle Camere, si mostrò diffidente nei confronti dell’entusiastica aspettativa riposta sulla sua figura dall’opinione pubblica e dalla forze politiche, che in questo modo si liberavano di ogni responsabilità. A Draghi non servono followers, ma serietà. Anche di quella dei Presidenti di regione, che col suo arrivo a Palazzo Chigi non hanno rinunciato al loro consueto protagonismo. E ha bisogno anche di qualche critica, come in occasione della infelice uscita sulle vaccinazioni degli psicologi.

Parlando con i sindacati, il Presidente del Consiglio ha smentito la notizia riportata domenica dalla Reuters secondo la quale l’Italia non sarebbe stata in grado di presentare il PNRR entro la scadenza del 30 aprile, ed anzi ne ha quantificato l’importo in 221,5 miliardi di euro. Premesso che i dettagli del piano non si conoscono ancora, la sua presentazione non risolverà certo tutti i problemi. La fine del blocco dei licenziamenti prevista per giugno, la scadenza della moratoria sui mutui, ed un rapporto deficit/Pil schizzato nel DEF all’11,8% contro il 7% delle previsioni iniziali, rendono il quadro complesso. Ecco perché due o tre settimane in più di chiusura non rappresentano il cuore del problema. Oltre al settore della ristorazione, uno tra i più in salute prima del Covid – con un fatturato di 84,3 miliardi nel 2018 – ce ne sono altri le cui difficoltà partono da lontano. Nel 2015, ad esempio, su 240.000 avvocati iscritti alla Cassa Forense, in 8000

hanno lasciato l’attivita; in prevalenza donne, giovani professionisti e avvocati non specializzati. Il cinema, ridotto allo stremo dalla crisi, annaspa da decenni: nel 2018 ha vissuto un annus horribilis, incassando 555 milioni di euro grazie a 85 milioni di spettatori, rispettivamente il 16% ed il 18,42% in meno rispetto al 2016. E ancora: qualcuno ricorda più le proteste degli allevatori sardi ed il prezzo di un litro di latte? I dati sono faticosi da leggere, ma sono fondamentali per comprendere la profondità della crisi accelerata dalla pandemia e l’accrescersi delle diseguaglianze.

Ecco perché il concetto di dovere diventa dirimente. Maurizio Molinari, nell’editoriale Il pensiero e l’azione pubblicato su La Repubblica il 18 febbraio scorso, citando Mazzini, ha invitato gli italiani a raccogliersi intorno a Draghi nell’opera di rilancio del paese, così come nel 1860 lo fecero per l’unità d’Italia. Peccato che il concetto mazziniano di Dovere non sia immediatamente riconducibile all’unificazione italiana. Nel 1840, quando Mazzini concepì l’opera, indicò agli “operai” italiani presenti a Londra il Dovere di educarsi e migliorarsi per assumere consapevolezza dei propri diritti, all’epoca negati dagli assolutismi. In questo sta la rivoluzionarietà del suo pensiero: il Dovere come grimaldello per abbattere, attraverso la responsabilità, il concetto di cittadinza passiva, e quindi valido strumento di lotta contro le diseguaglianze, anche economiche. Parlando di Keynes, Giorgio La Malfa, ha espresso un concetto simile: “quello che secondo me rende attuale la sua figura non è la singola proposta o la singola idea, ma l’atteggiamento che ebbe verso le ingiustizie sociali e la persuasione che la riflessione e l’intelligenza consentono sempre di individuare le risposte efficaci a questi problemi”.

La sfida alle diseguaglianze diventa l’elemento trainante per il superamento della crisi. E merita una risposta globale, come la pandemia ha ampiamente dimostrato. La Conferenza sul futuro dell’Europa ed il Global Health Forum che si svolgerà a Roma il 21 maggio saranno il primo banco di prova. Lo ha sottolineato proprio Draghi, ricordando l’impreparazione della comunità mondiale nei confronti del Covid, ed in modo diverso lo hanno fatto anche Anne Case e Angus Deaton nel volume Morti per disperazione e il futuro del capitalismo, uscito recentemente per i tipi de Il Mulino. I vaccini sono frutto “del capitalismo e dell’avidità”, avrebbe detto Boris Johnson in una riunione privata con i deputati conservatori. Il dato non trascurabile è che le case farmaceutiche hanno ricevuto per la ricerca e la produzione massicci finanziamenti statali a fondo perduto; in America, ad esempio, la Barda (Biomedical Advanced Research and Development Authority) ha elargito un miliardo di dollari a Johnson & Jonhson, Moderna e Sanofi. La questione etica, in una materia come questa, non può essere scissa da quella del profitto.

Altro nodo spinoso sono le rendite finanziarie, a cui si devono le principali diseguaglianze, esplose con la crisi del 2008. La proposta di “tassa minima globale” sui profitti lanciata dagli Stati Uniti è un primo passo in questa direzione, e potrebbe includere la spinosa “Web Tax”, sulla quale ha aperto lo stesso Biden. Per quanto riguarda l’Italia, la riforma dell’Irpef in discussione alla

Camera, annunciata dal Premier Mario Draghi lo scorso febbraio, sembra prevedere un aliquota superiore allo scaglione del 35% per le rendite finanziarie. E per chi pensa che il sovranismo sia la risposta corretta per la riduzione delle diseguaglianze, sarebbe utile la lettura del libro dell’economista ungherese Gábor Sheiring, The retreat of liberal democracy: Authoritarian capitalism and the accumulative State in Hungary, in cui dimostra come in Ungheria sia in atto, grazie ai fondi europei, “una imponente redistribuzione di risorse verso l’alto”.

L’Associazione Mazziniana non ha mai risparmiato critiche all’Unione Europea, ma un anno fa, quando pure alcuni degli attuali sostenitori di Draghi irridevano alla sola fattibilità del “Next Generation EU”, ha partecipato attivamente con “GiovinEuropa Rete Italia” ad incontri e discussioni con europarlamentari italiani e tedeschi sul tema. Ci abbiamo creduto, non per dogmatismo, ma nella consapevolezza che l’integrazione non possa maturare senza una coraggiosa riduzione delle diseguaglianze e la difesa dello stato di diritto: “Suffragio ed educazione”, invocava Mazzini nel Manifesto del Comitato Centrale Democratico Europeo. Attendiamo, finalmente, di vedere i dettagli del PNRR per vedere se l’Italia e l’Europa andranno in quella direzione. E se l’ascensore sociale del paese, bloccato da decenni, tornerà a salire.

Post Scriptum: questo editoriale è dedicato alla ristoratrice di Torino che ha assistito alla Conferenza sui Doveri dell’Uomo organizzata dalla sezione “Grandi-Parmentola” lo scorso 30 marzo preparando i cartoni per le cene da asporto. È altresi rivolto alla memoria di Germano Cassinelli, socio della Sezione di Milano “Giuseppe Tramarollo”, scomparso qualche giorno fa dopo aver già versato la quota per il 2021, ed Ernesto Tassi, socio della Sezione di Massa “Giordano Bondielli”, mancato domenica, che ha chiesto la tessera due mesi fa per “andarsene da mazziniano”. Ernesto, che per via della malattia non poteva parlare, ha speso il momento più difficile per una persona, quello della preparazione alla morte, leggendo I Doveri dell’Uomo e ricordando l’impatto di “Pippo” sulla sua educazione.