Il Pri nella storia di Carrara

David Chiappuella (Il Tirreno, 4 febbraio 2014)

Folto pubblico in Comune per la presentazione del volume “L’edera e il marmo: 160 anni di mazzinianesimo a Carrara (1831-1992)”, scritto dal professor Michele Finelli, collaboratore del Dipartimento di scienze politiche e sociali dell’Università di Pisa, edito da Pierfrancesco Pacini e pubblicato a cura della Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara. A presentare il libro, insieme all’autore, l’avvocato Alberto Pincione, presidente della Fondazione Crc, il senatore Antonio Del Pennino, il sindaco Angelo Zubbani e il professor Roberto Balzani, docente di storia moderna all’Università di Bologna e sindaco di Forlì. Quello di Finelli è uno studio che presenta aspetti interessanti, ma anche qualche limite. Tra i motivi di pregio della ricerca c’è la ricostruzione, assai ben documentata, del Risorgimento e dell’Italia liberale, contesti caratterizzati da aspre lotte politiche e sociali.

Finelli, ad esempio, si sofferma sull’azione amministrativa di Alessandro Biggi, presidente della “Loggia Massonica Fantiscritti” e sindaco di Carrara, che nel 1902 cercò, per la prima volta, di censire gli agri marmiferi e tassarne le rendite, chiedendo ai possessori di cave di rendere pubblica la loro posizione nei confronti del Comune, pena la confisca o la revoca della concessione. Una politica coraggiosa, volta a difendere il diritto di tutti all’accesso della proprietà marmifera, proseguita da Eugenio Chiesa, che nel 1921 appoggiò un progetto di legge per l’espropriazione delle cave.

Nel 1945 il Pri si oppose anche alla restituzione degli agri sequestrati agli imprenditori collusi con il fascismo. Ed è proprio nella descrizione dei tragici anni del fascismo e della seconda guerra mondiale che Finelli scrive alcune delle sue pagine più valide, denunciando la ferocia del regime e soffermandosi sull’importante ruolo dei repubblicani nella Resistenza.

Toccante, in particolare, il ricordo di Jacopo Lombardini, nato a Gragnana nel 1892 e morto a soli 43 anni in una camera a gas di Mauthausen, il giorno prima della liberazione. Tra i fondatori del Partito d’Azione e di “Giustizia e Libertà”, Lombardini fu un fervente repubblicano, predicatore evangelico e partigiano in Piemonte, che, vittima di pestaggi e violenze inaudite, continuò fino alla morte a leggere ai suoi compagni di prigionia sia il Vangelo che gli scritti di Giuseppe Mazzini.

Riuscita anche nella parte sull’immediato dopoguerra e la ricostruzione, l’opera appare però talvolta un po’ incompleta. Quando ad esempio Finelli si sofferma sull’azione sociale effettuata dalla “Scuola Mazzini” a Carrara, fondata nel 1889 per promuovere l’emancipazione delle classi popolari e lavoratrici, anche attraverso la diffusione dei libri, dimentica che svolse una funzione fondamentale in questo senso anche la biblioteca dell’Accademia di Belle Arti, aperta al pubblico nel 1890, con finalità sia artistica che popolare, grazie al concorso dell’amministrazione comunale, che, retta all’epoca da Girolamo Ratto, primo sindaco repubblicano, la finanziava con un assegno annuale di 800 lire. Non viene poi neppure menzionato Ezio Dini, repubblicano ed antifascista, responsabile di tale biblioteca dal 1945 al 1959, che, con fatica e competenza, catalogò il patrimonio librario dell’Accademia. Finelli tace anche sulla nascita della biblioteca comunale, istituita con una delibera nel 1955 dalla giunta di un altro sindaco repubblicano, Gastone Dazzi.

Quello che però lascia più perplessi è la assai frettolosa conclusione del volume, che termina proprio quando l’esposizione si fa più interessante ed attuale, dedicando appena una manciata di righe alla trattazione dell’esperienza amministrativa dell’ultimo sindaco repubblicano, lo stesso Alberto Pincione, attuale presidente della Fondazione Crc, sponsor del libro, che, divenuto primo cittadino nel 1991, dovette dimettersi due anni dopo, lasciando spazio alla nomina di un commissario prefettizio, situazione che dal 1946 non si era mai verificata. Eppure, molti fenomeni ancora oggi al centro dell’attenzione, trovano la loro origine proprio in quegli anni di gravi difficoltà, segnati dal crollo della “Prima Repubblica”, aspetti che il libro di Finelli, fermandosi al 1992, non esamina, ma meriterebbero un’analisi storica rigorosa. E’ il caso, ad esempio, della discussa delibera n. 1651 del 17 settembre 1993, con cui la giunta Pincione introdusse la forfettizzazione della tassa sui detriti delle cave.

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