Piombino intitoli una via a Spadolini

(Il Tirreno, 3 agosto 2014)

La richiesta di Massarri e Calzolari (Ami) in occasione del ventennale della scomparsa

«Piombino intitoli una via a Giovanni Spadolini». Lo chiede Daniele Massarri a nome dell’Ami (Associazione mazziniana italiana) che in città ha sede in via Anita Garibaldi.

«Celebrando il ventennale della scomparsa di Giovanni Spadolini – si legge in una nota dell’Ami – la locale sezione dell’Associazione mazziniana intende proporre al Comune di Piombino di dedicargli una via per onorarne la memoria e l’impegno culturale, politico e civile dello statista fiorentino, monumentale uomo delle istituzioni e fondatore tra l’altro del ministero per i Beni culturali e ambientali, nonché storico insigne dell’epopea risorgimentale».

Informando la cittadinanza che quest’autunno partirà un’apposita campagna di raccolta firme a sostegno della proposta, il promotore dell’iniziativa Daniele Massarri dice che «Spadolini venne a mancare forse nel momento in cui ci sarebbe stato maggiormente bisogno della sua intransigente morale laica e della sua irreprensibile condotta: erano gli anni dell’Italia appena uscita dalle macerie di Tangentopoli e in cui muoveva i primi passi l’esperienza berlusconiana. Fu allora che si affermò invece un’idea della politica e delle istituzioni che seppellì certi ideali liberaldemocratici assieme al vecchio sistema politico. Ciò ha sancito, di fatto, la definitiva rinuncia a “Una certa idea dell’Italia” cui Spadolini dedicò tutta la vita e che Indro Montanelli definì “quel buon odore del pulito di bucato”, richiamandosi all’onestà del presidente Spadolini».

«Anche se con notevole ritardo – aggiunge Massarri – credo che Piombino non debba più aspettare nel rendere un doveroso omaggio a un esempio così fulgido di virtù e una figura così alta della storia della Repubblica».

Il presidente dell’Ami, Franco Calzolari, approfittando della ricorrenza per augurare buone vacanze e preannunciare l’iniziativa laica del prossimo 20 settembre, invece ricorda che «quando venti anni fa morì Giovanni Spadolini vivemmo la sua scomparsa come un’eclisse fatale; come la perdita dell’ultimo simbolo di un’epoca che concludeva il suo ciclo, quella dei grandi statisti italiani del 900, come Pertini, Moro, Berlinguer, La Malfa, Nenni, De Gasperi, Einaudi. Indubbiamente la figura di Spadolini, come leader politico e uomo di cultura, rispecchiava alla perfezione quella passione culturale, morale e civile tipica della democrazia italiana nel suo profilo più alto».

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